Roccanova/Fatti e personaggi di un tempo
Don Angelo, il pittore
Don Angelo Moramarco, durante il periodo invernale, prefigurava e dipingeva sulle tele i fiori che sarebbero sbocciati nella primavera successiva

Guido Emanuele

Nel primo atto dell'Opera "La Boheme" di Puccini, la protagonista di primo piano, Mimì, ragazza bella e delicata, dai lineamenti di una finezza mirabile che sedussero istantaneamente Rodolfo, nel narrare la sua storia allo spasimante da poco conosciuto, affermava, tra l'altro: "A tela e a seta, ricamo in casa e fuori ed è mio svago far gigli e rose; ma i fior ch'io faccio, ahimè! non hanno odore...". Anche quelli che riproduceva il pittore Don Angelo, standosene inattivo a casa durante i mesi dell'inverno, non avevano odore ma nell'ammirarli, prefiguravano perfettamente i fiori degli alberi e del meraviglioso manto fiorito che avrebbe prodotto la imminente primavera. Don Angelo Moramarco, che tutti gli anziani roccanovesi certamente ricordano, era venuto a Roccanova da Montalbano Jonico, ov'era nato nel 1880. Agli inizi del Novecento venne qui per svolgere l'attività decorativa presso determinati ambienti appartenenti a famiglie nobili del posto. In questa nuova dimora conobbe una giovane Maestra elementare di Lagonegro: Maria Rosa La Scalea, se ne innamorò e vi convolò a giuste nozze il 22 ottobre 1910. Sin dal primi anni in cui esercitò la professione si affermò notevolmente tanto che la sua rinomanza varcò il nostro territorio e venne ingaggiato anche in altre comunità ove effettuava la decorazione artistica di ambienti e la riproduzione di affreschi vari; esistono ancore in varie dimore dei dintorni, in perfetto stato di conservazione, sue opere come: scene della natura; espressioni di soggetti umani intenti al lavoro dei campi, alla danza e tante altre circostanze. Particolarmente toccanti erano quelle paradisiache che egli, da fervente credente, ne immaginava la sublime divinità conferendo ad esse, con tinte delicate la bellezza della beatitudine, consone alla loro 

privilegiata collocazione, come il suo intimo nobile gliela ispirava. Nell'ambito della famiglia, Don Angelo era un padre esemplare: amava teneramente, così come può amare un artista, la prole e  fedelissimo alla degna consorte Donna Rosina, che convisse con lui trentaquattro anni di matrimonio in perfetta, armoniosa unione. Oltre agli affreschi esistenti in diverse località, ve ne sono alcune anche nel locale cimitero: nella cappella gentilizia della famiglia Amorosi ed un quadro in quella della famiglia De Risi. Don Angelo ebbe pure qualche apprendista e tra questi si distinse particolarmente Peppino Costantino. nostro concittadino emigrato a Roma, il quale, oltre che per la pittura, eccelse, adoperando la creta, nel modellare e fabbricare terrecotte riproducenti monumenti di spicco ed oggetti vari, tanto da suscitare ammirazione e stupore degli stessi insegnanti, presso un Istituto Professionale di Moliterno che egli frequentava primeggiando sempre in quelle produzioni artistiche. Don Angelo scoprì nella nostra comunità una predilezione per le Arti. A quella tradizionale per la Musica v'era anche quella per la pittura risalente ad origini molto lontane. Nel testo di Antonio Maria Gambersio ."Il Pittore di Pisticci", presentato da Dinu Adamasteanu, e detto tra 1'altro "una delle scuole più importanti per la produzione dei vasi lucani (380-400 a.C.) apparteneva al Pittore di  

Roccanova. Il ritrovamento di vasi del Pittore di Roccanova (o di Varrese) a Pontecagnano e a Roccagloriosa - come è riportato nel testo di Salvatore Blanco e Michele Tagliente ."Il museo nazionale della Siritide"- conferma 1'esistenza di rapporti tra 1a Val d'Agri e la Campania interna. Le produzioni a figure rosse più famose sono i vasi nuziali detti "lebes gamikos". La tradizione, per fortuna, continua in quanto altri concittadini sono emersi sia nella pittura che nella produzione di ceramica artistica. Il prof. Filippo De Marinis, anch'egli roccanovese e collaboratore qualificato della "Piazza", espone con successo i suoi dipinti in mostre a livello regionale e nazionale riscuotendo consensi lusinghieri di critici d'arte e Pietro Zaccara figlio di un nostro concittadino Gerardo, si è recentemente affermato positiva-mente in una mostra svoltasi a Roma. E non possiamo dimenticare l'artista "Carmine Caputo di Roccanova" che vive a Milano e che in più occasioni ha partecipato ad apprezzate mostre. Tra l'altro in omaggio ai suo paese natio ha anche assunto nel suo nome d'arte il toponimo di Roccanova. Per la ceramica, il il concittadino Pasquale Cervino, Attualmente emigrato a Torino, ha per molti anni, gestito e diretto un esercizio per la produzione della ceramica artistica a S.Giovanni in Fiore. E così il caso vuole che qui vi sia sempre qualcuno che operi, con i colori o con la ceramica, sulla scia iniziata da oltre due millenni dai "mitico" pittore di Roccanova.

Da la Piazza anno XIV n° 4 Aprile 2002