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PERSONAGGI
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DON CICCIO CONTINANZA

Un ricordo per l'illustre concittadino stimato e ammirato da tutti per l’impegno professionale, culturale e sociale, il dott. Francesco Continanza, laureato nel 1915 a Napoli. Ha esercitato la professione di medico a Roccanova con coscienza e solidarietà verso i bisognosi. Studioso di medicina, di psicologia, di storia, di politica, di religione. Insignito dell'Ordine della LEGION D'ONORE e decorato con Medaglia d'Oro nella guerra del 1915-'18.
In occasione della conferenza per l’intitolazione della biblioteca comunale , svoltasi il 29 agosto 1998, è stato ricordato dal sindaco Alessandro Zaccara e dal prof. Arturo Arcomano, docente di Pedagogia presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli, che è fermamente convinto che una fetta di storia di Roccanova passi attraverso di lui, sia per quanto riguarda la costruzione di un modello di vita, che per un modello culturale.

(da La Piazza di Agos-Sett.98 di A.Lauria)



GUIDO EMANUELE

Una vita per la banda e la musica Maestro Guido Emanuele. Il suo nome è indiscutibilmente legato alla gloriosa Banda musicale di Roccanova, nata nel 1839, che lui ha diretto per oltre 15 anni dal periodo post-bellico. Rientrato dalla guerra e dalla deportazione in Germania, nel 1947, riorganizzò la banda, per l’organico, la continuità, nella preparazione e tanti altri fattori scaturiti dall’evolversi dei tempi, compreso gli automezzi per gli spostamenti. Sotto la sua - Banda musicale di Roccanova - 1948 direzione il gran complesso bandistico “Città di Roccanova” si affermò notevolmente. Ininterrottamente e fino agli anni Sessanta, la Banda raccolse successi, annoverando anche l’apprezzamento del pubblico di tutte le regioni dell’ Italia Meridionale, Sicilia compresa. Per oltre 10 anni ha poi diretto la giovane banda musicale di Aliano, facendo conoscere la nobile arte della musica bandistica a tantissimi giovani. E sono stati proprio questi che nel 1991, a Potenza, accolsero il Pontefice Giovanni Paolo nella visita in Basilicata. Per oltre 53 anni al servizio della banda e della musica. Una vita per la banda e la musica che ha insegnato nelle scuole medie, il maestro Emanuele ha diretto oltre 1500 concerti. Decano dell’attività bandistica in Basilicata è l’espressione simbolica di origini e sviluppi di questa difficile ma affascinante professione, da quando maestro e bandisti raggiungevano a piedi o, eccezionalmente, a cavallo i vari paesi in cui erano chiamati a tenere concerti, ai successivi spostamenti in pullman o in macchina; dalla direzione di bandisti, che erano anche impegnati nei lavori dei campi o nell’esercizio di altri “mestieri”, agli ormai prevalenti specialisti nel settore, in genere diplomati o studenti di conservatorio. Il suo impegno per la banda non si limitò alla direzione e organizzazione, ma anche all’impegno per il riconoscimento dei diritti dei bandisti. Per oltre dieci anni (1950-1963) fece parte del Consiglio nazionale dell’ANBIMA (Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome) con importanti incarichi di natura socio-organizzativa, ottenendo risultati determinanti per la vita ed il futuro delle bande musicali. Prima di tutto la qualifica professionale di Bandisti al posto di Girovaghi, e inquadramento all’ENPALS (Ente Nazionale Previdenza Assistenza Lavoratori dello Spettacolo) con conseguenti benefici assistenziali e previdenziali. Non a caso tuttora i bandisti percepiscono la pensione da questo Ente. ((da la Piazza Novembre 2007))




VINCENZO MENDAIA

Vincenzo Mendaia, nacque il 30 agosto 1855 da Matteo e Anna Romano. Dopo gli studi presso la scuola di suo zio Vincenzo, si recò a Napoli, dove si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, riportando un notevole punteggio. Ancora giovane, alternava gli studi alle visite dei suoi possedimenti situati a Roccanova, Sant'Arcangelo e comuni limitrofi. Il suo intendo era quello di rendersi idoneo a risolvere i gravi problemi sociali della sua terra, la Basilicata, rimasta in stato di abbandono. Decise di candidarsi alle elezioni del Collegio di Chiaromonte e Potenza. Venne eletto il 30 novembre 1904 nella XXII° Legislatura fino alla XXVI°, fece parte ininterrottamente del Parlamento Nazionale. Fu eletto magistrato di Primo grado e primo presidente della Corte d'appello di Firenze; Fece parte della Commissione permanente di diritto privato e giustizia e della Commissione permanente dei lavori pubblici. Fin dalla prima Legislatura s'interessò delle acque, delle fognature, della viabilità della sua terra; sperava di far giungere la ferrovia nei pressi di Roccanova. Egli fu un simbolo di impegno politico e civile a favore della popolazione del suo collegio, assiduo difensore degli interessi e dei diritti dei cittadini, al quale debbono quanto di strade, acquedotti, linee automobilistiche ecc. riuscì a strappare al patrio Governo, noncurante delle necessità e dei bisogni di queste generose, stanche ed affannate popolazioni. Il busto elevato a Roccanova come ricordo, nella via principale, è giustamente un attestato di riconoscimento per le opere da lui svolte. Morì l'11 febbraio 1924. Era appena rientrato in carrozza da una visita ai suoi possedimenti nel comune di Tursi; il trapazzo lo aveva debilitato al punto da procurargli una strozzatura intestinale. (dal Calendario 2000 Pro-loco)




VINCENZO GIURA

"Un autentico cavaliere del lavoro".
Nato a Roccanova (PZ) nel 1847, arrivò giovanissimo a Napoli dove si perfezionò nell'arte orafa e successivamente nell'istituto Casanova avviò un'officina-scuola di gioielleria, che in breve tempo divenne un ritrovo ideale della "élite" partenopea, tra cui il Re Umberto I°, la Regina Margherita, Vittorio Emanuele III°, la Regina Elena e i Duchi D'Aosta. Insignito nel 1889 del brevetto della Real Casa, nel 1904 ebbe l'ambita onoreficenza di cavaliere del lavoro.
Dal 1904 al 1907 fu consigliere al comune di Napoli e per 20 anni consigliere della Camera di Commercio e nominato presidente della Deputazione della Borsa di Napoli, fece assurgere la Borsa tra le prime d'Italia. Agli inizi del secolo dal governo Nazionale fu nominato Presidente della sezione di oreficeria ed arti affini, nonchè giurato effettivo dell'esposizione internazionale di Torino. Noto per la sua onestà, oculatezza e filantropia, fu nominato membro del comitato per i soccorsi ai profughi per il terremoto di Reggio e Messina e membro del comitato per i festeggiamenti del cinquantenario della proclamazione del Regno d'Italia.
Nel settore delle istituzioni civili bancarie si distinse per il contributo portato quale componente della Commissione di Sconto presso il Banco di Napoli e presso la Banca d'Italia. Innumerevoli i premi e medaglie gli furono concessi per i suoi pregiati prodotti di gioielleria. Questa attività, alla sua scomparsa, fu egregiamente condotta dal figlio Raffaele che vinse il 1° premio per la composizione in argento della culla destinata alla primogenita del re Umberto II°, la principessa Maria Pia. (note di Paolo Continanza)



GERARDO CHIAROMONTE

I genitori del senatore Gerardo Chiaromonte erano di Roccanova, lui era nato a Napoli nel 1924, Parlamentare e dirigente del PCI e del PDS poi, da sempre impegnato nella battaglia per il riscatto del Sud. Fu per molti anni consigliere al Comune di Napoli.
Eletto alla Camera dei deputati nel 1963 successivamente scelse di essere eletto al Senato, dove è sempre rimasto. Denunciava la corruzione purtroppo così ampia e devastante, fu presidente inimitabile della Commissione Antimafia, dal 1983 all'87, dove il suo impegno è stato apprezzato da tutte le forze politiche.


DON ANGELO MORAMARCO

Proveniente da Montalbano Jonico ov'era nato nel 1880, venne a Roccanova agli inizi del Novecento per svolgere l'attività decorativa presso famiglie nobili del posto. In questa nuova dimora conobbe una giovane maestra elementare di Lagonegro: Maria Rosa La Scalea, se ne innamorò e vi convolò a giuste nozze il 22 ottobre 1910, è vissuto per diversi decenni a Roccanova.
Sin dal primi anni in cui esercitò la professione di pittore molto ricercato e apprezzato in tutto il circondario, oltre alle sue innumerevoli opere, dipinti, ritratti e affreschi, era anche bravo restauratore di immagini religiose. La Meridiana del Telfi in piazza l'ha restaurata per due volte, nel 1923 e 1949. Qui sotto la meridiana e un dipinto della piazza.
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meridiana  Piazza




DONNA ROSINA FORTUNATO

(Aveva sedici anni e due treccine bionde...) fra gli anni 50 e 60 la stampa si interessò molto al caso della Signora Rosina Fortunato, di Roccanova, ritenuta ottima cacciatrice ancora intorno agli anni ottanta, dopo una lunga pratica col fucile iniziata quand'era appena sedicenne. Il ricordo in una cronaca di Elio Tramontano.
La caccia, un hobby assolutamente insolito per una donna del sud. I quotidiani e le riviste affascinarono i lettori italiani con le loro cronache sull'attività venatorie di donna Rosina Fortunato, "Diana cacciatrice" all'epoca ottantenne aveva rinnovato ancora il porto d'armi. L'hobby di Rosina diede spunto a polemiche anche in occasione di accese dispute elettorali, tra il Marchese Donnaperna e il nobile Mendaia, per il collegio di Roccanova nel 1905. La passione di Rosina per la caccia crebbe con il trascorrere degli anni, cacciando anche camosci, volpi, cinghiali e lupi. Tra suoi trofei più ambiti: la pelle di un lupo, le testa di un cervo e altri animali da lei abbattuti.


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